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diaspora [di-à-spo-ra] n.f. [pl. -e] dispersione di un popolo nel mondo dopo l’abbandono delle sedi di origine; in particolare, la dispersione degli Ebrei nel mondo antico,dall’esilio babilonese (sec. vi a.C.) in poi | dispersione di persone prima raggruppate? Dal gr. diasporá ‘dispersione’, deriv. di diaspéirein ‘disseminare’ |
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Per molti sembra difficile capire una cosa così semplice, e cioè che dalla Palestina siano passati in Grecia, in Albania e poi in Italia. Targum : il mandato o l’inviato
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Esso si riferisce o può definire il mandato, come documento scritto: ad esempio su pergamena, oppure una persona, che si invia per portare un messaggio. In modo più completo potremmo dire che il messaggero è il messaggio, in questo caso stiamo parlando di un messaggio vivente e come dice il targum, trasmesso oralmente è soggetto a continua mutazione. |
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Il secolo XX segna una delle più importanti scoperte archeologiche mai fatte, il ritrovamento dell'antica biblioteca di Qumran, presso il Mar Morto. Gli antichi rotoli hanno fatto luce sulla fedele trasmissione del testo della Bibbia ebraica; ci hanno permesso di conoscere non solo il pensiero della comunità, ma anche i fermenti spirituali che circolavano nell'ambiente giudaico da due secoli prima della nostra era fino all'inizio della guerra che vide la distruzione di Gerusalemme e del tempio, 70 d.C. Dovete sapere che: Qumran nella lingua arbёrist, per gli arbёresh, significa letteralmente " dove mi hanno picchiato " (Domenico Stamati) La parola targum significa "traduzione". Sembra dimostrato che la sua origine venga dalla lingua ittita, da un vocabolo che significa "annunciare", "spiegare", "tradurre". Nel Talmud "targum" designa i testi biblici in lingua aramaica: per "targum di Esdra" si intendono le parti aramaiche del libro di Esdra; per "targum di Daniele" si indicano le parti di Daniele in aramaico. In seguito per targum si intese la traduzione della Bibbia in lingua aramaica per l'uso liturgico della sinagoga. Quando cominciò quest'uso? La tradizione rabbinica ne riconosce l'inizio con Esdra, quando a Gerusalemme, alla porta delle Acque, fece la grande convocazione degli esiliati rientrati in patria (Ne 8,1-12). La popolazione non parlava più l'ebraico e nella sinagoga ci fu bisogno di tradurre il testo sacro nella lingua allora parlata, l'aramaico |
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parafrasi [pa-rà-fra-Si], ant. parafrase, n.f. invar. esposizione del contenuto di un testo con parole proprie, per lo più a scopo esplicativo: fare la parafrasi di un canto dell’Eneide? Dal lat. paraphrasi(n), dal gr. paráphrasis, comp. di para- ‘para- |
esegesi [e-Se-gè-Si, alla greca eSègeSi] n.f. invar. interpretazione |
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Caratteristiche del targum Caratteristica del targum è che la parafrasi si integra col testo, in quanto ne vuol dare il senso, attualizzandolo per i fedeli che frequentano la sinagoga. È frutto della ricerca esegetica propria della scuola (Bet ha-Midrash), ma trasmessa al popolo che si raduna in preghiera. Per questo A. Cerca di essere chiaro, comprensibile alla gente comune B. Introduce delle glosse di spiegazione C. È esegesi di livello popolare D. Elimina le contraddizioni E. Combina passi diversi della Bibbia, staccandoli dal proprio contesto per meglio attuarne il senso F. Attualizza dati storici e geografici; riflette le idee dell'epoca e dell'ambiente del traduttore; introduce parafrasi morali ed esortazioni Per sua natura il targum è trasmesso oralmente ed è soggetto a continua mutazione. Ad un certo punto trova una sua stesura scritta. Nella Voglio fare una piccola osservazione: Io non ho studiato ciò che oggi sottintendono come Aramaico, ma parlo Arbёresh (Arbёrist). Leggendo la frase (Bet ha - Midrash ) in base al linguaggio Arbёresh, il mio cervello traduce il testo nel modo seguente: (avete fatto da mangiare per me più spesso). (Domenico Stamati).......(Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio - Matteo 4:4). Un esempio di doppia espressione: ‘Veitkadishtem vijtem kedoshim’, ‘e vi sforzerete di essere santi, e sarete santi’. Secondo il Mesech
in Albanese Veit= andavate, Kadisht=dove volevate
Parallelo rivelato da Stefano
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documenti dalla cultura ebraicaMorti Viventi e Viventi Morti27 Settembre, 2008 by ravblogUna delle preghiere più famose di Rosh Hashanà è quella che descrive Dio come il Giudice che decide la sorte degli abitanti del mondo. Chi vivrà e chi morirà, chi sarà ricco e chi povero, e così via. Fin da bambino mi sono chiesto la seguente semplice domanda: Se i nomi dei malvagi sono scritti nel libro dei morti e quelli dei giusti nel libro dei viventi, perché ogni anno vediamo morti che vivono e giusti che muoiono? La risposta l’ho trovata nei Salmi di Davide. “I morti non lodano Dio” dice il salmista. Ma scusa, chiede il Talmùd, è forse necessario che David ci dica Il Talmùd risponde che David si riferisce ai malvagi che anche durante la loro vita si chiamano morti e ai giusti che anche dopo la loro morte si chiamano Per capire ciò bisognerebbe definire meglio cosa è il significato di vita e morte nell’ebraismo. La vita, spiega la mistica ebraica, è ciò che è eterno mentre la morte è ciò che viene interrotto, ciò che è transitorio e temporaneo. Un piacere fisico potrebbe durare un certo tempo ma poi si interrompe. Rav Shalom Hazan |
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Il Nemico - Dentro e Fuori12 Settembre, 2008 by ravblogLeggiamo all’inizio della Parashà odierna: “Quando muoverai guerra sui tuoi nemici ed il Signore tuo Dio lo darà in tua mano…” Le parole della Torà sono molto precise e quando i nemici (plurale) diventano uno solo (“lo darà in tua mano…”) i vari commentatori e Midrashìm Gli egiziani, gli amalekiti, i siriani, i babilonesi, i romani, gli almohades, i nazisti, i fascisti, i comunisti… Nei millenni della nostra storia non ci sono mai mancati i nemici. In termini generali, essi possono essere divisi in due categorie. Quelli che volevano conquistare la nostra anima, il nostro stile di vita secondo la Torà, In effetti, però, il nemico è uno solo. Poiché un nemico del corpo ebraico odia anche lo spirito ebraico e il nemico della spiritualità del nostro popolo in Questa è la prima lezione dalla Parashà di questa settimana: Occorre accorgersi che i molti nemici che potrebbere sembrare di esserli per una grande varietà di motivazioni, in realtà sono un solo nemico. Le motivazioni sono molte ma l’odio è unico. Ci insegna anche, quindi, che il destino materiale e quello spirituale del nostro popolo sono legati senza possibilità di separazione.Che bisogna vedere Questa è una verità che esiste anche all’interno della persona stessa. Il “nemico” che si trova dentro ognuno di noi, il Yetzer Harà, ossia l’inclinazione verso il male (che viene chiamato anche “Satàn”).È una vera e propria Adattato da rav Shalom Hazan dalle opere del Rebbe di Lubavitch זי“ע |
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Il termine Sukot (סוכות o סֻכּוֹת entrambi sukot), meglio Sukkot o Succot, si riferisce ad una festa di pellegrinaggio della durata di 8 giorni (7 giorni in Israele). È conosciuta anche con i nomi di "Festa delle capanne", "Festa dei tabernacoli" e "Tabernacoli". Nell'Ebraismo è una delle festività ebraiche più importanti. Il termine fa riferimento, inoltre, ad una località di cui si parla nella Bibbia Ebraica. La parola "sukot" è il plurale della parola ebraica sukah che significa, per l'appunto capanna. Il termine sukah nel linguaggio comune indica proprio la La festa di Sukot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro Gli Arbёreshё di Castroregio e Plataci dicono ... Kaliva ka kot ... dove Kaliva è la capanna e kot o kotat è una località. Kalivat e shùmё ... le molte capanne |
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